Il mare di Gaza…

il mare di Gaza

Appena abbiamo svoltato l’angolo dietro al grande palazzone decadente che qualche anno fa’ doveva essere anche un bell’albergo, mi si e’ riaperto il cuore e il senso di oppressione e di soffocamento ha iniziato a diminuire e l’odore di morte e di distruzione ha lasciato il posto ad un soffio di vita pieno di brezza marina. Sono sceso in spiaggia, ho respirato a lungo ed ho guardato all’orizzonte. Ho pensato che forse e’ grazie a questo mare che i Gazawi riescono a resistere in questa situazione infernale e che forse e’ anche per questo che dall’altra parte gli vogliono togliere la possibilita’ di navigare e pescare in questo bellissimo mare. Ma almeno a bagnarsi i piedi e a guardare lontano e sognare la liberta’ i Gazawi ancora ci possono arrivare ed allora : “Finche’ c’e’ spiaggia….c’e’ speranza !”

Parto dalla fine di una bellissima giornata piena di sole, per raccontare quello che ho vissuto domenica scorsa a Gaza

Ho lasciato passare qualche giorno prima di scrivere qualcosa perché come sempre succede, la visita di Gaza mi lascia sentimenti particolari nel cuore e nel corpo e quindi ho bisogno di qualche giorno per riprendermi e per avere la giusta serenità nel condividere alcune sensazioni. Erano diversi mesi che non rientravo nella Striscia. Avevo saltato la visita di Natale con il Patriarca perché mi trovavo in Italia e quindi sono stato molto contento di poter entrare di nuovo per visitare la nostra piccola comunità cristiana e celebrare ancora una volta l’Eucaristia con loro.

Non eravamo tanti alla celebrazione ma ho rivisto i cari amici, a partire da Giries il nostro ex-seminarista. Mi ha fatto molto piacere vedere che è cresciuto molto sia fisicamente che come uomo…(i ragazzi di Gaza sono costretti a crescere alla svelta e a non potersi godere la loro adolescenza e la loro gioventù!). Mi hanno detto le suore che forse appena finita la maturità potrebbe anche rientrare in seminario dato che sta continuando a coltivare e verificare la vocazione con il sostegno spirituale di abuna George e del nuovo viceparroco, un altro abuna Mario appena arrivato dall’Argentina! Ho rivisto con gioia la sua famiglia, le altre famiglie, le suore del Rosario, le suore di Madre Teresa, suor Resuscitata e suor Regina e i diversi giovani del gruppo scout. Li ho trovati un po’ provati dal fatto che uno di loro si è avvicinato all’Islam e questa cosa è stata una bomba dentro la piccola comunità di nemmeno 2000 cristiani che vive in mezzo a più di un milione e mezzo di musulmani. Non è semplice vivere la propria fede in questo contesto di mancanza totale di speranze umane, costantemente sotto assedio e chiusi dentro una grande prigione e cosi’ spesso sono i più deboli quelli che, per non soffrire troppo e senza pensarci troppo, compiono gesti dai quali poi è difficile tornare indietro. E’ per questo che non possiamo abbandonarli!

Prima di ripartire, insieme al mitico Abu Salamah e al pulmino scarrettato della parrocchia, siamo stati a fare un giro tra le macerie degli ultimi bombardamenti di fine novembre ed è stata davvero dura. E’ stato un viaggio nell’incredibile…soprattutto quando siamo arrivati al campo sportivo. Da vecchio calciatore, aver visto il campo sportivo ridotto in quel modo mi ha fatto veramente male!  Terrificante anche il lavoro fatto presso la Banca Nazionale Islamica dove alcuni missili hanno sventrato l’interno senza far cadere il palazzo! ( Guarda le foto). Dopo circa un oretta di devastazioni ho chiesto ad Abu Salamah di andare verso il mare. E cosi’ sono potuto ripartire per BetJala non troppo disperato!!!

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