Le Iraqi Girls e Papa Francesco

Sono commosso. Si, vi devo confessare che ancora faccio fatica ad abituarmi alle loro storie di sofferenza e di fede. Ed è per questo che ancora una volta non sono riuscito a trattenere le lacrime durante la lettura della lettera che le meravigliose Iraqi Girls hanno spedito a Papa Francesco. Assieme alla lettera hanno mandato anche un regalo “speciale”: una Casula particolare, cucita con gli scarti del materiale usato per creare i bellissimi abiti RAFEDÌN.

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Vi anticipo solo qualche riga…. “Abbiamo cucito la Casula con gli scarti del nostro lavoro. Anche noi siamo state “scartate” da uomini malvagi che ci hanno cacciato dalla nostra terra. Dagli scarti tante volte può nascere una cosa bella e utile per dare gloria al Signore.”

Buona lettura e che il Signore aiuti e protegga queste figlie “scartate” dal mondo ma predilette da Dio che ancora oggi, pur nella loro drammatica situazione di profughe, hanno tanto da insegnarci!

 

 

Sua Santità Papa Francesco, la pace del Signore sia con te!

Siamo ragazze irachene rifugiate in Giordania. Siamo state forzate a lasciare il nostro paese, l’Iraq, scappando dal terrorismo e da una situazione critica in cui ci siamo trovate a causa della violenza di questi gruppi di banditi che si fanno chiamare Stato Islamico. Siamo state costrette a lasciare il nostro paese senza sapere niente del nostro futuro e di quello che ci aspettava dato che la nostra vita era esposta al pericolo.
Abbiamo dovuto salvare le nostre vite e scappare perché questa era l’unica decisione che potevamo prendere dato che ISIS ha costretto i cristiani a scegliere tra 3 possibilità:

-Rinnegare la propria fede e diventare musulmani
-Pagare una tassa per restare
-Morire

Abbiamo incontrato tante difficoltà durante la nostra fuga da ISIS ed abbiamo lasciato tutti i nostri averi per salvare la nostra vita e la nostra fede nel Signore Gesù Cristo. Abbiamo scelto di seguire il Cristo in cui crediamo, quel Cristo che non ci ha mai abbandonato e ci ha salvato dalla loro ingiustizia e ci ha dato la forza per sopportare le difficoltà finché siamo arrivati in Giordania. La vita qui è più sicura però non abbiamo nessun diritto perché siamo rifugiati: non possediamo permessi di lavoro e non possiamo continuare i nostri studi perché il Ministero dell’Educazione Giordano non riconosce l’ordinamento universitario iracheno, però la Misericordia del Signore è grande perché abbiamo potuto lavorare nel progetto RAFEDÌN che Padre Mario Cornioli ha fondato in collaborazione con la Nunziatura apostolica in Giordania, con la Chiesa Caldea irachena nella persona del parroco Padre Zaid Habbabi e del signor Nameer Anton, con le Suore Salesiane di Amman e con l’aiuto di alcune volontarie italiane: Rosaria , Carla, Federica, Eleonora, Adele, Gabriella, Elisa e Alessandra.

Abbiamo preso dei corsi di taglio e cucito per confezionare degli abiti da donna e siamo riuscite a creare con le nostre mani dei modelli molto belli con le stoffe orientali. Questa iniziativa ci ha dato una grande gioia perché ci ha edificato spiritualmente e materialmente. Le persone che ci sono state vicino ci hanno fatto sentire che siamo ancora utili per noi stessi e per la società. Abbiamo imparato una cosa nuova e divertente nella nostra vita che prima non sapevamo fare e non avevamo nemmeno la minima idea di come si cuciva ma con l’aiuto di tante persone abbiamo imparato e vogliamo continuare ad imparare e speriamo nel futuro di sviluppare questo mestiere.

Sogniamo di stabilirci in una nazione sicura dove possiamo avere i nostri diritti umani, dove poter lavorare per vivere in pace e serenità ed avere anche la possibilità di continuare a studiare.

Ti chiediamo, Padre Santo, di ricordarci nella preghiera e di ricordare il nostro paese, l’IRAQ, affinché Dio conceda la Pace per la nostra terra e per ogni paese che ha bisogno e salvi ogni uomo dall’ingiustizia e dal male che si trovano nel mondo e possa convertire i peccatori che causano questi atti diabolici toccando il loro cuore con la carità e la misericordia.
Per questo vogliamo offrirti questa Casula, sperando che un giorno tu la possa indossare per la celebrazione della Santa Messa e pregare per noi.
È un segno del nostro affetto e del nostro Amore verso di te ed un ringraziamento per la tua testimonianza e la tua parola.
Abbiamo cucito la Casula con gli scarti del nostro lavoro. Anche noi siamo state “scartate” da uomini malvagi che ci hanno cacciato dalla nostra terra. Dagli scarti tante volte può nascere una cosa bella e utile per dare gloria al Signore.
Non si può esprimere la nostra gioia nel sapere che tu hai letto le nostre umili parole e che tu conosci la nostra grande sofferenza e preghi per tutti noi.

Speriamo di poterti incontrare a Cracovia durante la Giornata Mondiale della Gioventù per avere la tua benedizione ma ci sono alcune cose che ostacolano il nostro sogno di partecipare a questo incontro di giovani perché siamo rifugiate in Giordania e se usciamo non possiamo avere il visto per rientrare nelle nostre famiglie. Solo tu ci puoi aiutare!

Ti vogliamo tanto bene! Che Dio ti conservi a lungo e ti protegga sempre con l’intercessione di Maria Vergine, nostra madre e di tutti i santi.
Le tue figlie:

Dalida Gorgees Butrus
Sandra Farajullah Tfanakchi
Sally Saed Al-Isso
Farah Nameer Kmosh
Rasha Aziz AlqusButrus
Dina William George
Maryam Alaa Saloha
Florit Victor Galo
Helen Sami Yildh
Sofya Sami Yildh
Shahad Osamah Zako
Hadeel George Kldan
Zina Nael Matbachi
Diana Gorgees Butrus
Maryam Mansour Zaitoonah
Sura Samir Goriel
Helen Saad Oraha

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2 risposte a Le Iraqi Girls e Papa Francesco

  1. Stefania romani ha detto:

    Sempre meraviglioso Abuna Mario. Mi commuovo ogni volta che leggo tue notizie. Tieni duro e, per quel poco che conta, sappi che potrai sempre avere il mio modesto contributo… se solo mi potessi indicare in che modo potrei dare una mano, ne sarei davvero fiera.
    Stefania Romani (pellegrinaggio militare 2012. Don Giorgio nencini)
    Grosseto

  2. Enrico Bragazzi ha detto:

    GRAZIE ABUNA MARIO PER TENERRE VIVO IL PENSIERO VERSO I NOSTRI FRATELLI E SORELLE CHE PATISCONO IMMENSI DOLORI. UN ABBRACCIO ENRICO BRAGAZZI E FAMIGLIA.

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