Siamo stati nel deserto del Neghev con la delegazione del comune di Montevarchi a trovare il comune di Lehavim e il comune di Rahat. Due comuni israeliani, uno di ebrei e uno di arabi, divisi da una strada e forse anche da qualcosa di più ma uniti dal nostro gemellaggio e dalla nostra amicizia.E’ stato un momento molto bello e significativo. Abbiamo dormito due notti dagli ebrei e così ho potuto conoscere la famiglia di una delle ragazze che erano state a Montevarchi due anni fà e con cui siamo rimasti in contatto. Me-ra-vi-glio-si!!! Ho conosciuto gente bella, persone che vogliono provare a vivere insieme nella stessa terra cercando di condividerla, senza però nascondere le difficoltà che tutto questo comporta. Ho conosciuto giovani ebrei che hanno scelto di andare a fare volontariato in quartieri di arabi israeliani, ho conosciuto donne che hanno scelto di creare ponti tra le scuole di ebrei e quelle arabe, ho conosciuto uomini che non hanno paura di incontrare l’altro, il diverso da sè! Abbiamo passato un bel week-end con i nostri amici e voglio ringraziare Dio per altre due cose particolari: l’averci permesso di celebrare l’eucaristia domenicale nel deserto sotto la tenda dei beduini e l’averci fatto assistere al matrimonio ebraico della figlia di un caro amico!!! Chissà che non si possa partire da quì e lavorare con loro per costruire un futuro di pace in Terrasanta? Intanto il prossimo Shabbat ritorno a Lehavim a giocare a calcio con gli over 4o…vi faccio sapere il risultato: sarà sicuramente una vittoria!!!
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Per ordinare una copia del libro scrivi a unmurononbasta@gmail.com. Tutti gli utili sono destinati alla Casa dei Bambini Gesù di Betlemme attraverso l'associazione "Habibti Betlemme" di Montevarchi.
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Bene!! Ringraziamo il Signore. Un abbracio da Perugia. Annalisa
Caro abuna, siamo sempre lì, a ri-scoprire ogni volta che il problema è del rapporto tra “chi sta in alto” e “chi sta in basso”. Che in democrazia significa la responsabilità di chi sponsorizza, appoggia, vota, o anche semplicemente tollera, magari sperando nel frattempo di lucrare qualche beneficio (non necessariamente di tipo personale) dagli uomini di potere.
Forse se nelle scuole si leggesse ancora B. Brecht…:
Chi sta in alto dice:
si va verso la gloria.
Chi sta in basso dice:
si va verso la fossa.
E, a proposito di guerra:
La guerra che verrà
non e’ la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente
egualmente.
Si dà il caso infatti che spesso:
Al momento di marciare molti non sanno
che alla loro testa marcia il nemico.
La voce che li comanda
e’ la voce del loro nemico.
E chi parla del nemico
è lui stesso il nemico.
Resta la speranza nell’uomo, e nella fratellanza umana, che siano più forti degli “ordini” e delle propagande. Ti saluto con altre due “poesie civili”, una piuttosto famosa:
Generale, il tuo carro armato e’ una macchina potente
spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere e’ potente.
Vola più rapido d’una tempesta e porta più d’un elefante.
ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l’uomo fa di tutto.
può volare e può uccidere.
ma ha un difetto:
può pensare.
E l’altra invece, poco conosciuta, che parla della facilità con cui i nostri volti sono trasformati dall’atmosfera di guerra, e della difficoltà di rimanere “lucidi”, ossia critici nei confronti del potere:
Quando la guerra comincia
forse i vostri fratelli si trasformeranno
e i loro volti saranno irriconoscibili.
Ma voi dovete rimanere eguali.
Andranno in guerra, non
come ad un massacro, ma
ad un lavoro serio. Tutto
avranno dimenticato.
Ma voi nulla dovete dimenticare.
Vi verseranno grappa nella gola
come a tutti gli altri.
ma voi dovete rimanere lucidi
Sogno di trovare un punto dell’ universo dove ci potremo incontrare tutti e parlarci come se “amici fossimo sempre stati”, dove poter condividere le gioie ed i dolori altrui senza bisogno di chiedere documenti, dove la parola PACE sia stata cancellata dal vocabolario perchè è diventata un modo di vivere e non più un’utopia; un punto lontano difficile da raggiungere senza la guida, illuminata dal Signore, di Uomini come mio Fratello Abuna Mario
Che bella questa tua testimonianza abuna Mario! Grazie!!!! 🙂
Ho conosciuto giovani ebrei che hanno scelto di andare a fare volontariato in quartieri di arabi israeliani, ho conosciuto donne che hanno scelto di creare ponti tra le scuole di ebrei e quelle arabe, ho conosciuto uomini che non hanno paura di incontrare l’altro, il diverso da sè! Sia lode al Signore. Possa il Signore fare crescere questi semi gettati e che possano moltiplicarsi! Questo è un segno tangibile della Sua Pace!
Aspettiamo il risultato della partita con gli over 40, che come tu dici è già vittoria anche se andasse male!
Ottimo!!! Bravissimi!!! Sono 30 anni che mi batto perchè la gente capisca come sono gli israeliani e testimonianze come la vostra mi fanno sentire meglio. Grazie
bella e interessante, ma immagino, molto faticosa la tua vita, portare avanti da cio che ho letto questo ideale di pace e di dialogo forza siamo con te ciao
Che bello e che gioia nel leggere queste tue parole, amico mio!
Non perdiamo la speranza, non dobbiamo cedere all’odio ma accogliere e accogliere, imparare ad ascoltare e cercare, con l’aiuto di Dio, di guardare oltre l’apparenza!
Continuiamo a sperare e pregare, le vie del Signore sono davvero infinite; soprattutto noi, da qui dove è più semplice parlare di giustizia o ingiustizia, da qui dove si vive sereni nelle ns comode casa, non scoraggiamoci, per i ns fratelli che soffrono, non scoraggiamoci ma con tenacia e perseveranza Preghiamo preghiamo preghiamo per la Pace!!!!!
ti abbraccio forte!